Frattura dell'omero

Cos'è?

L’omero è l’osso più lungo dell’arto superiore, ossia il braccio. Nella sua parte superiore si articola la scapola attraverso la spalla, mentre nella parte inferiore si articola l’ulna e il radio per mezzo dell’articolazione del gomito. La lesione più comune di quest’osso è la frattura, che avviene per lo più in anziani e giovani. Le fratture di omero si classificano in base alla zona lesionata: l’estremità superiore, la diafisi o l’estremità inferiore.

Prognosi della malattia

Il grado di recupero e i suoi tempi potranno variare in funzione dei seguenti fattori:

  • L’età del paziente: superati i 45 anni il rischio che l’abduzione sia limitata aumenta progressivamente;
  • L’intensità della contusione muscolare, soprattutto del muscolo deltoide;
  • La potenza dei muscoli della spalla;
  • L’obesità;
  • Il livello di cooperazione e comprensione del paziente.

Esistono anche fattori che rallentano la guarigione da una frattura di omero:

  • Riabilitazione inadeguata
  • Sviluppo deficitario della muscolatura
  • Avulsione con distacco di un frammento
  • Ritardo nell’ottenimento di una diagnosi corretta

Trattamenti per la frattura dell’omero

Per la frattura dell’omero esistono diversi trattamenti, in base al tipo di frattura.

Di seguito vengono presentati tutti i trattamenti possibili:

  • Riduzione della frattura: quando si ha una frattura scomposta lo Specialista dovrà manipolare le diverse parti dell’omero per rimetterle nella posizione corretta. Il paziente può aver bisogno di un miorilassante, un sedativo o un’anestesia generale se il dolore e l’infiammazione si fanno insopportabili;
  • Immobilizzazione: è anche possibile che il paziente abbia bisogno di utilizzare una stecca, una fasciatura, un tutore o un gesso, in modo da immobilizzare l’osso rotto e assicurarne così la guarigione. Il periodo di immobilizzazione varia in base alla gravità della lesione, ma si situa approssimativamente tra le 3 e le 10 settimane;
  • Farmaci: lo Specialista può prescrivere analgesici per ridurre il dolore e l’infiammazione;
  • Terapia: è importante iniziare la riabilitazionegià mentre si sta ancora portando gesso o fasciatura, eseguendo dei movimenti per minimizzare la rigidità del braccio, della mano e della spalla. Dopo la rimozione della protezione lo Specialista può consigliare esercizi aggiuntivi per recuperare la forza muscolare, il movimento articolare e la flessibilità;
  • Chirurgia: è necessaria in alcuni casi per stabilizzare le fratture. Possono essere necessari dispositivi di sintesi come fili, placche, chiodi o viti per mantenere le ossa nella posizione adeguata durante la cicatrizzazione. Il rischio di complicanze è basso, ma si possono avere infezioni o assenza di cicatrizzazione ossea.

Si può prevenire?

Alcune attività fisiche o determinate condizioni mediche possono aumentare il rischio di incorrere in una frattura di omero. Può costituire un fattore di rischio praticare sport come pallacanestro, rugby, lotta, calcio, hockey, snowboard o sci. A sua volta. in chi soffre di osteoporosi, una malattia che fa sì che le ossa si indeboliscano, anche una caduta da poca distanza può causare una frattura all’omero.

Recupero post-operatorio: il ritorno alla normalità

Il recupero dopo un intervento chirurgico per una frattura dell’omero può richiedere un periodo di riabilitazione. Questo processo coinvolge la terapia fisica per ripristinare la forza, la flessibilità e la mobilità dell’arto coinvolto. La durata e l’intensità della riabilitazione possono variare a seconda della gravità della frattura e del tipo di intervento chirurgico eseguito.

Durante il recupero, è importante seguire attentamente le istruzioni del medico, partecipare attivamente alla terapia fisica e sottoporsi a controlli regolari per monitorare la guarigione e l’efficacia del trattamento.

Trattamenti alternativi

L’alternativa all’artroscopia della spalla è una qualsiasi tecnica chirurgica convenzionale. Tuttavia, ciascuna di esse presuppone una maggior invasività nell’articolazione e un post-operatorio più complesso, con più dolore e tempo di immobilizzazione dell’arto.

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